Domenica 09 maggio 2010 alle ore 10.00 in S. Andrea Apostolo dello Ionio, presso la sala consiliare del Comune, alla presenza, oltre che del sindaco, di autorità civili e religiose, di devoti e della cittadinanza, si svolgerà il 2° incontro organizzato da Stefano Galati in onore alla Monachella di San Bruno, Mariantonia Samà, donna segnata dal dolore, scomparsa il 27 maggio 1953, dopo essere rimasta per sessanta anni nel letto in posizione supina, con le ginocchia sempre alzate e contratte. La sua fu una vita vissuta nella sofferenza con gli occhi rivolti verso il crocifisso affisso sulla parete. La Monachella viene ricordata e pregata anche per avere avuto dallo Spirito Santo i doni della profezia, della guarigione, della bilocazione, della immunità da piaghe da decubito, tanto Mariantonia nacque a S.Andrea Ionio (prov. di Catanzaro) il 2 marzo 1875: fu cresciuta dalla madre, perché il padre morì qualche mese prima della sua nascita. Visse in condizioni di estrema povertà in una piccola casetta sita in un vicolo angusto e composta da un unico vano privo di acqua, di luce, umido e freddo. Da fanciulla trascorse le giornate in modo spensierato con le sue coetanee e aiutando la mamma nel lavoro dei campi.A 12 anni la vita di Mariantonia fu sconvolta da un insolito avvenimento: bevendo dell'acqua corrente in una conca del terreno, si sentì tormentata nell'anima e nel corpo. Per liberare Mariantonia da quell'atroce sofferenza, i sacerdoti suggerirono l'esorcismo, praticato soltanto presso la Certosa di Serra San Bruno, all'epoca in provincia di Catanzaro.Viveva allora la baronessa Enrichetta Scoppa, nata a S.Andrea Jonio nel 1831. Colta e di profondi sentimenti cristiani, aveva preferito mettere le sue ricchezze a beneficio del prossimo e dedicarsi al servizio dei poveri e dei sofferenti. Due importanti fondazioni da lei volute la ricordano ancora: l'Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore e il Collegio dei Redentoristi,La Baronessa non rimase indifferente dinanzi alle sofferenze della povera fanciulla, ma si adoperò subito per organizzare il viaggio a sue spese, mettendo a disposizione anche alcuni suoi dipendenti, e in particolare Vincenzo Mannello, che poi amava ripetere il racconto ai suoi nipoti, comunicando la propria soddisfazione per essere stato scelto direttamente dalla Baronessa per questa delicata impresa.Dopo il lungo e disagiato viaggio attraverso la montagna (all'epoca non esistevano strade carrabili), la comitiva raggiunse la Certosa, fermandosi davanti al laghetto dove si trova tuttora la statua di San Bruno, fondatore dell'ordine dei Certosini.
In quelle acque il Santo, in atto di penitenza, si immerse tante volte: un gesto che fu ripetuto per la fanciulla, nella speranza che Satana si allontanasse da lei. Ma tutto fu inutile.
Mariantonia venne accompagnata in chiesa, dove il certosino esorcista, dopo ripetuti tentativi, riuscì finalmente a liberarla, non senza aver sentito prima pronunciare dallo stesso spirito la frase: "La lascio viva, ma storpia".Gli uomini della scorta riferirono che il viaggio di ritorno non fu affatto faticoso, ma gioioso, in quanto Mariantonia appariva felice per essere tornata la ragazza tranquilla di un tempo. Tutti si rallegrarono quando la videro rientrare in paese con il volto sorridente.
In quelle acque il Santo, in atto di penitenza, si immerse tante volte: un gesto che fu ripetuto per la fanciulla, nella speranza che Satana si allontanasse da lei. Ma tutto fu inutile.
Mariantonia venne accompagnata in chiesa, dove il certosino esorcista, dopo ripetuti tentativi, riuscì finalmente a liberarla, non senza aver sentito prima pronunciare dallo stesso spirito la frase: "La lascio viva, ma storpia".Gli uomini della scorta riferirono che il viaggio di ritorno non fu affatto faticoso, ma gioioso, in quanto Mariantonia appariva felice per essere tornata la ragazza tranquilla di un tempo. Tutti si rallegrarono quando la videro rientrare in paese con il volto sorridente.
Articolo di Gianni Romano
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